Quando trattiamo di finanza ed economia, la consuetudine ci conduce alla mente un mondo prettamente maschile tuttavia esse sono molto più vicine all’essere donna di quanto si possa immaginare. Partendo dalla loro connotazione grammaticale, indubbiamente femminile, proseguendo poi al loro significato etimologico il pensiero non può che correre alla già attempata concezione di economia domestica ed all’insieme di attività sempre date alla donna nella gestione familiare: l’uomo lavorava e guadagnava, la donna gestiva quanto le veniva per soddisfare le esigenze di vita della famiglia.

Economìa s. f. [dal lat. oeconomĭa, gr. οἰκονομία, comp. di οἶκος «dimora» e -νομία «-nomia» (propr. «amministrazione della casa»); la voce si è diffusa per il tramite del fr. économie (così come i der. economico, economista, economizzare attrav. il fr. économique, économiste, économiser)]. – 1. a. Uso razionale del denaro e di qualsiasi mezzo limitato, che mira a ottenere il massimo vantaggio a parità di dispendio o lo stesso risultato col minimo dispendio.

Finanza s. f. [dal fr. finance, e questo dal provenz. finansa, der. di finar (v. finare)]. – 1. In generale, i mezzi (patrimonio, reddito, credito) di cui si dispone per raggiungere i proprî fini e, più specificamente e comunemente, i mezzi (beni in natura, servizî personali e soprattutto denaro) di cui dispongono lo stato e gli altri enti pubblici

La donna spesso non aveva libero accesso alle economie ma, era tenuta a soddisfare gli interessi ed i bisogni della famiglia utilizzando il portafoglio concessole con la consapevolezza che in assenza di sufficienti capienze avrebbe dovuto escogitare la miglior soluzione possibile per raggiungere l’obiettivo od avvicinarvisi il più possibile.

Ed Oggi?

Come ieri, le donne sono per lo più coinvolte – lavorativamente parlando – in situazioni ben distanti da ruoli chiave nel settore finanziario avendo essenzialmente accesso ad attività amministrative o di vendita.
Negli ultimi mesi, grazie anche agli importanti obiettivi che l’Italia si è data nel promuovere e valorizzare la figura lavorativa della donna conformemente all’Europa ed alla strategia per la parità di genere 2021/2025, le cronache nel trattare della parità di genere in ambito finanziario ricordano la necessità oltre che l’obiettivo di aumentare ed incentivare l’accesso delle donne nel mondo della finanza – inteso come settore lavorativo.

Nel dare avvia o questo percorso tuttavia, spesso viene sottolineata la minore educazione finanziaria delle donne rispetto gli uomini e la loro minore propensione a gestire ed investire le somme in ambito familiare.
Non manca poi il consueto dato d’indagine OCSE realizzato dalla CONSOB in cui emerge che nelle famiglie italiane è l’uomo che generalmente si occupa e si interessa di finanza ed investimenti.
L’Osservatorio CONSOB per il 2020 su ‘L’approccio alla finanza e agli investimenti delle famiglie italiane raccoglie i dati relativi a un campione di 3.274 individui, rappresentativo dei decisori finanziari italiani, di cui 1.105 intervistati anche nei due anni precedenti.
Come di consueto l’indagine censisce, oltre ai profili socio-demografici e alla propensione al rischio, alcune attitudini psicologiche che possono orientare la percezione e l’assunzione di rischio finanziario da parte degli individui. Con riferimento alle caratteristiche socio-demografiche, in linea con le rilevazioni precedenti, nella maggior parte dei casi i decisori finanziari sono uomini (73%), che condividono le proprie scelte con il partner nel 66% dei casi.

La conclusione cui inevitabilmente si giunge è:
la necessità di dare avvio e maggiore offerta all’alfabetizzazione finanziaria femminile!

Tuttavia pare evidente qualche errore di interpretazione dei dati dal momento che il mondo familiare e quello professionale sono diversi: da una parte abbiamo la donna nel mondo lavorativo della finanza, dall’altra la donna nella famiglia e la sua partecipazione alle scelte finanziarie della famiglia;  se la questione è favorire l’accesso delle donne nel mondo lavorativo della finanza non ha alcuna rilevanza il sentito nella scelta della gestione finanziaria familiare. Sarebbe come dire che il cuoco professionale deve necessariamente cucinare anche in casa ed occuparsi personalmente della spesa o che il sarto deve provvedere alla vestizione di tutti i membri della famiglia! Le singole scelte e modalità di gestione delle economie familiari sono per l’appunto decise dalla famiglia e spesso, sono dettate dall’esigenza di mantenere l’equilibrio nella sua interezza, con tutte le fatiche che questo comporta.

Le scelte e le attitudini lavorative sono cose ben distinte! La formazione è fondamentale tuttavia l’avvio alle carriere in ambito finanziario ed economico richiede la possibilità di avere accesso a determinati ambiti lavorativi, diversamente la preparazione rimane sterile. Il problema concreto pertanto non è rappresentato tanto dalla formazione o dall’accesso alla formazione bensì dalla possibilità di mettere in pratica la formazione ricevuta!

Lo stesso percorso di studi negli anni si è evoluto offrendo molteplici soluzioni formative anche per soggetti non esclusivamente scientifici ma dotati di mente capace di apprendere e gestire il mondo e le relazioni economico – finanziarie. Finanza ed economia non sono solo numeri e matematica, forse lo erano nella vecchia visione di studi. Oggigiorno scuole, percorsi universitari, specializzazioni, master offrono molteplici opzioni, scelte in gran misura da donne per cui la speranza è che nei prossimi dieci anni le cose siano decisamente cambiate.
L’ostacolo maggiore pare essere rappresentato dal retaggio culturale dominante che tende ad identificare la donna con l’essere moglie e madre quindi in perenne deficit di tempo per poter assicurare un esauriente ed efficace svolgimento degli impegni e mansioni.
Anche in questo caso tuttavia la questione esula dalla preparazione o dalle competenze mentre ruota attorno alla suddivisione degli incombenti entro la famiglia, la cui gestione pare ancora automaticamente riservata alla donna.

Ne sono esempio uomini che non mancano di ricordare che “gli affari si discutono meglio durante pranzi e cene ed eventi quindi è normale assentarsi dalla famiglia”. A sentire ciò verrebbe voglia di lasciarli ricordando loro che per l’appunto è giunta la mia ora di correre a casa, smettere tacchi e pantaloni per indossare il mio grembiule da cucina, le ciabatte in pelo rosa e preparare una sfiziosa cena nell’attesa di accogliere a braccia aperte e con un dolce sorriso i miei cari!  Peccato che in realtà le giornate in cui la mia programmazione dell’agenda viene toccata dall’imprevisto o da situazioni che provocano il dilatarsi dei tempi con l’accavallamento di impegni familiari delle ragazze o l’allestimento della cena, l’unica opzione è darsi da fare e trovare nell’immediato un piano B, con soluzioni alternative. È frequente che le donne lavoratrici, pur organizzatissime, si trovino a dover risolvere un’emergenza appellandosi all’aiuto e soccorso di altre mamme, amici, od allestendo cene che per lo più somigliano ad un pic-nic di avanzi, il tutto con il tentativo di salvaguardare la propria sanità mentale!

Le donne sono perennemente in bilico tra la scelta di accasarsi e rinunciare alla maternità per poter accedere alla carriera lavorativa attesa e desiderata che difficilmente con prole (o marito) a seguito potrebbe realizzarsi. L’Italia è certamente uno dei paesi dove c’è ancora molto da fare per le donne ed il loro diritto al lavoro nell’ambito preferito, senza discriminazione di genere, senza rinuncia alla famiglia. Forse tutto è per lo più parte di un retaggio culturale che fatica ad essere modificato ma, che col tempo e con l’impegno di tutti, muterà. Nel mentre io nel mio piccolo cerco di far capire ed educare la mia famiglia della necessità di collaborare tutti insieme, che non esiste cosa da uomo o da donna ma cosa che piace o non piace, che riesce meglio o peggio per attitudine o formazione o cose che, piacciano o meno, debbono essere fatte.

Del resto non posso certo augurare alle mie figlie la scelta tra carriera – famiglia – sanità mentale, altrimenti a che pro anni ed anni di studio e la lotta contro l’abbandono scolastico? Del resto penso che solo avendomi vissuta nel quotidiano un domani potranno capire le difficoltà, gli ostacoli, le batture d’arresto, le cene d’avanzi, accompagnamenti vari tra sport visite mediche e scuola rocamboleschi o …coloriti. Ogni tanto racconto loro qualche episodio e nel mentre mi rendo conto che …. viste col senno di poi, ed una volta superate le situazioni critiche hanno un notevole lato comico!!